Regione dà il via libera a 2 Case e 2 Ospedali di Comunità con Case di Comunità
Regione Lombardia, con Delibera n. 5373 dell’11 ottobre, ha approvato i progetti territoriali legati al Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) presentati dalle ATS e ASST pubbliche, la cosiddetta Fase 1: quattro quelli riferiti alla nostra ASST, due Case della Comunità (a Treviglio e Dalmine) e due Ospedali di Comunità con Casa di Comunità (a Ponte San Pietro e Martinengo).
“Ecco i primi importanti progetti finanziati con fondi del PNRR – spiega orgoglioso il Direttore Generale dell’ASST Bergamo Ovest, Peter Assembergs – La nostra ASST è riuscita nell’intento di farsi approvare i progetti presentati e, più in particolare, nei prossimi mesi vedremo nascere sul nostro territorio una Casa di Comunità nella sede Ex Inam di Via Matteotti a Treviglio (come avevo anticipato nella mia audizione al Consiglio Comunale), una a Dalmine nell’attuale sede del Presst di Via Betelli 2, un Ospedale di Comunità (con Casa di Comunità) a Martinengo nella sede dell’ex Ospedale di Piazza Maggiore 11, e uno a Ponte San Pietro (sempre con Casa di Comunità) nella dismessa sede dei Poliambulatori in Piazza Libertà 5. Queste strutture avranno la mission di assicurare continuità, accessibilità ed integrazione dell’assistenza sanitaria e sociosanitaria-sociale, con un ruolo fondamentale svolto dagli infermieri di famiglia e di comunità, dagli assistenti sociali e con il pieno coinvolgimento delle Amministrazioni locali e degli MMG”.
“Già il Piano Nazionale Cronicità aveva previsto un progressivo passaggio dalla centralità dai Presidi Ospedalieri (incentrati sulla gestione delle acuzie) alla Rete territoriale – prosegue Andrea Ghedi, Direttore Socio Sanitario –, rafforzando le strutture a livello locale, le cure domiciliari, per poter meglio affrontare le sfide epidemiologiche e sociali del prossimo futuro con un approccio fortemente e realmente integrato, capace di mantenere il paziente lontano dalle strutture per acuti, diventando luoghi fondamentali attraverso cui coordinare i servizi offerti, in particolare ai malati affetti da patologie croniche. Sarà anche l’occasione per evitare ricoveri ospedalieri impropri e favorire sempre più dimissioni protette in luoghi più idonei al prevalere di fabbisogni socio-sanitari, di stabilizzazione clinica, di recupero funzionale e più prossimi al domicilio.”.
Le Case di Comunità
La Casa della Comunità è il luogo fisico di prossimità dove la comunità può accedere per poter entrare in contatto con il sistema di assistenza sanitaria e socio-sanitaria. La CdC, questo l’acronimo, promuove un modello organizzativo di approccio integrato e multidisciplinare attraverso équipe territoriali.
Nelle Case si prevede l’attivazione di:
Le Case di Comunità possono essere viste come la naturale evoluzione dei Presst, riattivando su di sé il ruolo primario di presidio del territorio (ex Distretti ATS), sia per gli aspetti preventivi (vaccinazioni, screening anche strumentali) che per le attività ambulatoriali in SSR (piccola diagnostica in tele-refertazione, prelievi, ecc.), radiologia ed ecografia domiciliare.
All’interno delle Case della Comunità si realizzerà l’integrazione tra i servizi sanitari e sociosanitari con i servizi sociali territoriali, potendo contare su equipe multidisciplinari (presenza degli assistenti sociali, Infermieri di comunità etc) e diventerà il punto di riferimento continuativo per la popolazione anche grazie ad una infrastruttura informatica, un punto prelievi, la strumentazione polispecialistica atta a garantire la presa in carico della comunità di riferimento.
Gli Ospedali di Comunità con Case di Comunità
L’Ospedale di comunità è una struttura di ricovero ad alta integrazione socio sanitaria e socioassistenziale, con un livello di cure brevi ed “intermedie”, che si collocano tra il ricovero ospedaliero (tipicamente destinato al paziente acuto), e le cure territoriali/domiciliari. I ricoveri sono destinati a pazienti che necessitano di interventi sanitari a bassa intensità clinica, di livello intermedio tra la rete territoriale e l'ospedale, di norma dotati di 20 posti letto, a gestione prevalentemente infermieristica.
La realizzazione deriverà dalla ristrutturazione di strutture già esistenti quali: